Tra i nudisti di Cap d’Agde: sabbia, frustini e schiuma-party

15/08/20220

Vi riportiamo l’articolo di Fabrizio Roncone, giornalista del Corriere della Sera, che è andato a sbirciare cosa accade a Cap d’Agde, località divenuta ormai punto di riferimento per nudisti e scambisti.

Cap d'Agde villaggio naturista per nudisti e scambisti

 

Piccole beghe familiari, primi di agosto, Maremma.
«Non ho capito: dov’è che ti mandano?».
A Cap d’Agde.
«Il giornale ti manda a Cap d’Agde?».
Esatto.
«E il direttore lo sa?».
Ma ti pare che non lo sa?
«Vabbè. Però un costume, per sicurezza, portatelo».

 

Una settimana dopo.

 

Sole a picco, sabbia rovente e palme al vento del Mediterraneo, in Linguadoca, dove la Francia ospita il più grandioso lunapark del sesso esistente sul nostro pianeta, un gigantesco villaggio vacanze nel quale il naturismo è lentamente diventato scambismo di massa, per etero/gay/bisex, insomma proprio per tutti, belli e brutti, giovani, milf e signore complete di dentiera, quelli pelosi come orsi e quelli perfettamente depilati, le pance con la tartaruga mischiate a marsupi di cellulite, con o senza tatuaggi, in un packaging straordinario che tiene insieme anche puro esibizionismo e sadomaso felice, curiosità e perversione, decadenza, solitudini abissali e contagiose trasgressioni.

Adesso, però, calma.
Entriamo.
Seguitemi.
Dissimulare, sopire lo stupore, restare cronista.

Non è esattamente come camminare sulla spiaggia nudista di Formentera: perché qui sono nudi a migliaia (età compresa tra i 25 e gli 80 anni). Dopo un sommario sopralluogo di un paio d’ore, sulla Moleskine restano questi primi appunti: il costume di cui sopra è, ovviamente, superfluo; il villaggio è recintato e accessibile solo attraverso due varchi, uno pedonale e uno carrabile, controllati da vigilantes tipo Guantanamo; effettuata la registrazione, il biglietto d’ingresso giornaliero varia — a seconda della stagione, bassa o alta — tra i 10 e i 20 euro (chi alloggia all’interno fa l’abbonamento); definirlo villaggio è però forse riduttivo: c’è un enorme residence in stile Valtur (l’Heliopolis), ci sono appartamenti, villini, due hotel, un immenso campeggio a quattro stelle e un porticciolo; manca un sindaco, ma il resto c’è tutto: farmacia, lavanderia, tabaccheria, cinema (porno, ovvio), bar, ristoranti, negozi (molto curati quelli di orientamento fetish/bondage: eccezionale offerta di anelli, cappucci, bavagli, corde, catene), due banche e un supermercato. Comprare una bottiglietta d’acqua è stato piuttosto divertente.

Pornosupermarket

L’angolo panetteria vende baguette a forma di pene. Vendono anche biscotti per fare colazione a forma di pene. Uomini e donne fanno la spesa completamente nudi (il che, francamente, li aiuta comunque a sopportare i 39 gradi di oggi). Solo alcune donne indossano delle curiose foglie di plastica rosa che, misteriosamente, restano attaccate lì. In coda per la cassa con una certa precauzione, un filo distanziati. Davanti: una quarantenne con i capelli biondi sfumati sulla nuca, piercing ovunque, anche dove non riuscireste ad immaginare (o forse sì, ma dovete sforzarvi). Dietro: un tipo tarchiato, sui sessanta portati maluccio, sguardo lupesco, una busta di pomodori e insalata, anche lui nudo e con un paio di anfibi ai piedi. Si sta nel mezzo con la bottiglietta d’acqua. Costo: 3 euro. Prima sensazione: prezzi, mediamente, alti. Seconda sensazione: è pieno di italiani. «Tedeschi, inglesi e olandesi — conferma la cassiera, in sobria canottiera trasparente — a giugno e luglio. Spagnoli e soprattutto italiani, adesso».

Italiens

Mezz’ora dopo, al bar.
Italiani che bevono spritz. Buongiorno, piacere, solite presentazioni. Sono tre amici che vengono qui dal 2012, «una settimana all’anno, soldi benedetti». Hanno saltato le ultime due sessioni per la pandemia, questa estate sono tornati: e si è aggiunta un’amica. Si presentano con i soprannomi che si sono dati per fare queste scorribande: «Io sono Birillo, e lo capisci da solo perché mi chiamano così. Ho 54 anni, faccio l’imprenditore, ho alcuni negozi di abbigliamento tra Padova, Vicenza e Brescia. Lui, invece, è Piccolo Chimico…». Come il gioco da tavolo di quand’eravamo bambini? «Eh eh…» — risponde allusivo questo dentista padovano di 51 anni. Poi c’è Ringo: «Quando decido di rimorchiarne una, non sbaglio un colpo». Però, insomma: siccome qui, prevalentemente, ci si scambia, alla compagnia si è aggiunta la Vale, che sarebbe Valentina, incantevole commessa in un negozio che Birillo gestisce in via San Fermo, a Padova. «Dai retta: questi son tre bei fanfaroni. Tu, piuttosto, giornalista: non hai caldo ancora tutto vestito?».

La compagnia italiens saluta, vanno a uno schiuma party, però mi invitano a una festicciola che hanno organizzato stasera, in casa. Suggerimento: nel pomeriggio non devo assolutamente perdermi lo spettacolo giù in spiaggia. «Vedrai, il gioco dell’“orologio” ti lascerà senza fiato», soffia Piccolo Chimico. Ecco, aspetti, non vada via: ma questo suo soprannome? «Mi prendono in giro perché ho inventato un protocollo per fare bella figura». Non la seguo. «Amico mio: non siamo più ragazzi, e dobbiamo aiutarci. In un posto così, sette giorni su sette, più che mai». Capito: quindi? «Una dose di Cialis 5 mg alle 11 del mattino. A mezzogiorno: un grammo di ginseng rosso coreano. Verso le 15, un caffè doppio. Poi, quando pensi sia il momento, che sia pomeriggio o sera, ti spari una bella dose di Sildenafil orodispersibile da 100 mg, e fai entrare il turbo». Funziona? «Garantito. Ma non devi eccedere. Qualche anno fa, Ringo esagerò con il Cialis, gli venne un mezzo coccolone, e fummo costretti a portarlo all’ospedale di Narbona».

spiaggia nudista cap d'agde

Il collare

Il miglior ristorante è considerato il Waiki Beach. È a Port Nature, la zona più chicchettosa del villaggio (agenzie spietate: appartamenti affittati anche per mille euro a settimana; e, comunque, tutto esaurito). Sul vialetto, dietro l’ultima siepe, c’è un tizio carponi. Capelli brizzolati, la faccia di uno che potrebbe essere il tuo commercialista, indossa un grosso slip di pelle nera e ha un collare di cuoio con le borchie. Il collare è assicurato a un guinzaglio, legato alla staccionata. Lo guardo, mi guarda. Me ne esco con un: «Salve». E lui: «Bau! Bau!». Dio Santo. Non solo l’hanno legato come un cane: questo abbaia come un cane (si capisce bene perché fare foto sia rigorosamente vietato).

Faccio per proseguire, e sento una voce: «Lo accarezzi pure, non morde». Mi volto: una signora paffuta, con i capelli rossastri a caschetto e le lentiggini, un body a rete, zatteroni di sughero. E un frustino. «È Oreste, il mio schiavo. Bell’esemplare, vero?» (in realtà sono marito e moglie, entrambi impiegati, arrivano da Lecce). Poi passa una coppia di anziani francesi, due nonni magretti dall’aria simpatica — nudi, ovviamente, a parte le Birkenstock d’ordinanza — e sul serio accarezzano, teneramente, Oreste. Che abbozza un mezzo sorriso. Errore. La sua padrona gli molla subito una frustata terribile. Slang! Signora, piano. «Macché piano! Se l’è meritata. Deve ridere quando decido io». Va così.

Certo, non va esattamente come questo posto se l’erano immaginato i fratelli Paul e René Oltra, nel 1974. Leggenda: figli di un vignaiolo, un pomeriggio — dopo ore di duro lavoro — invece di buttarsi sotto la doccia, decidono di andarsi a fare un tuffo in mare; arrivano e scoprono decine di tedeschi che prendono il sole nudi. La vigna rende, ma un grande campeggio naturista — pensano — potrebbe essere la scommessa giusta per quegli anni Settanta, ancora così rivoluzionari. Ha funzionato per molte stagioni: poi, inesorabile, la marea libertina. Adesso, le f amiglie nudiste (qualche mattacchione porta anche i bambini) sono relegate sul lato destro della spiaggia. A sinistra, si apre invece la Baia dei Porci (la chiamano proprio così). Ombrelloni e asciugamani e centinaia di genitali d’ogni età, ceto sociale, gradazione di bellezza. Un mischione pazzesco. Ora: spiegarvi cosa succede, nel dettaglio, non si può. Però, insomma: ci siamo capiti. Quanto al famoso gioco dell’«orologio»: parte non appena una coppia inizia a darsi da fare. Allora, dalle dune, calano decine di uomini famelici, zainetto e occhiali da sole, e si mettono in circolo. Punto. Per il resto, andate di fantasia (considerate che queste scene si susseguono ininterrottamente fino al tramonto, talvolta pure in acqua: che, essendo però gelida, non aiuta ma, almeno, disinfetta).

Carnevalata sexy

Ecco, a proposito di igiene: lo schiuma party. Tutti ne parlano con entusiasmo. Sembra essere qualcosa di imperdibile. Sarebbe riservato soltanto alle coppie. Ma poi Gerard, un magrebino grasso e pacioso molto poco nel ruolo del buttafuori, accetta 50 euro per un caffè: e così si entra a dare un’occhiata. Praticamente: una tonnara. Con dj e musica a palla, tutti contro tutti, dentro una enorme mousse bianca che copre la piscina. Sulla Moleskine c’è scritto: totale, folle sprezzo del pericolo di infezioni (il Covid, francamente, sarebbe l’ultimo dei problemi). All’ora dell’aperitivo si arriva con un cielo bellissimo e il tanfo delle grigliate, l’odore dolciastro degli olii doposole e in un clamoroso struscio erotico/carnevalesco (e davvero stupisce che tutto questo abbia finora ispirato solo uno scrittore, Michel Houellebecq, che nel 1998 pubblicò per Bompiani, e con notevole successo, «Le particelle elementari» — sebbene all’epoca qui l’impronta naturista fosse ancora prevalente).

Comunque : trionfo di sandali con tacco 16 e perizomi, orecchini fallici e corsetti leopardati, il povero Oreste portato sempre al guinzaglio, birra, vino, rossetti celesti, unghie argentate, un paio di fosforescenti drag queen, un «Beddamaaatri!» lanciato da un ragazzo siciliano al passaggio di due stupende gemelle olandesi, gran sfoggio delle chirurgie plastiche invernali, spensieratezza diffusa che, progressivamente, si trasforma però in sguardi torbidi, silenzi da savana, caccia al piacere. I club sono numerosi. Il privé più bello è il Glamour (ma arrivare fin qui per chiudersi in un privé, boh). Poi c’è il Tantra, dove sono ammessi anche i singoli. Quest’anno va forte pure un club BDSM. Le saune chiudono tardi. Un classico — mi spiegano — resta però la passeggiata nelle stradine di Port Nature, dove si organizzano le feste private più divertenti (e dove può capitare di essere coinvolti nei party: come è chiaro, molto — se non tutto — si gioca sul brivido del libertinaggio imprevisto, dell’emozione battente, dell’azzardo).

La cena hot

Ecco, appunto: andiamo allora a vedere com’è la festicciola della comitiva italiana conosciuta al bar. Tanto per inquadrare la scena: piccolo giardino, fiaccole, un tavolo con tovaglia di plastica a fiori, un vassoio colmo di salsicce, bicchieri vuoti, una candela all’essenza di vaniglia, la voce calda di Barry White, quella di Ringo: «Ah, bravo… sei arrivato giusto in tempo…». Risate eccitate dall’interno: c’è Piccolo Chimico che stappa una bottiglia di prosecco e brinda con altre due coppie. Sono tutti nudi. Vengo osservato distrattamente. Brindo anche io. Ringo: «Oh, bello… devi rilassarti un po’, eh? Non c’è mica soltanto il lavoro». Dal corridoio sbuca la Vale. «Con Birillo stiamo giocando di là… ci sono due coppie spagnole molto carine… se ti va, puoi unirti». Poi fa un occhietto, prende la bottiglia di prosecco, e sparisce. Ringo dice che Cap è questa. È assolutamente questa. Ed è da matti farsi venire sonno sul più bello. Fuori, nel vialetto, la luce dei lampioni gialla, le cicale che cantano, quel prosecco era pessimo. Entra un whatsapp. Dalla Maremma. «Solo per sapere: a Ferragosto ci sei, o pensi di fermarti lì?».

 

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